SANT’ONOFRIO: CIMITERO A DISTANZA DI UN VENTENNIO L’AMPLIAMENTO È RIMASTO ALL’ANNO ZERO.
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(SANT‘ONOFRIO) Nuovo cimitero all‘“anno zero”.
Così si può efficacemente definire lo stato del progetto di “Ampliamento del cimitero comunale” a tutt’oggi in buona parte irrealizzato nonostante si trascini ormai da un ventennio.
E così anche in questi giorni che precedono la ricorrenza della commemorazione dei defunti i cittadini che si recano per un momento di preghiera e per deporre un fiore nel ricordo dei propri cari, si trovano di fronte ad una realtà sconcertante.
Con le numerose cappelle ed edicole funerarie già realizzate la cui austera forma architettonica si staglia in un contesto di evidente degrado urbanistico ed ambientale.

Viali fangosi ed accidentati, impercorribili ad ogni accenno di pioggia, evidenziano la mancata realizzazione di tutte le previste opere di urbanizzazione quali strade, raccolta delle acque, illuminazione ed impianto fognario oltre che della sala mortuaria e locali per il custode.
Ciò nonostante rimangano ancora da utilizzare allo scopo buona parte dei seicentomila euro incassati dal comune all’atto dell’assegnazione, in concessione novantanovennale, i lotti su cui realizzare cappelle ed edicole.

Il progetto venne poi rimodulato durante l’amministrazione Ciancio al fine di ridurre l’area soggetta ad esproprio, con la previsione di 259 edicole e 68 cappelle.
Altro passaggio decisivo con l’amministrazione Rodà che, con l’intento dichiarato di contenerne i costi a carico dei cittadini, varava un partneriato pubblico-privato che consentiva agli assegnatari dei lotti di ottenere con 400-500 euro progettazione, direzione dei lavori e collaudo di edicole e cappelle.
L’unica opportunità di discutere pubblicamente sui ritardi del comune si è avuta a marzo 2018 allorquando, a seguito di un’interrogazione del gruppo d’opposizione “Insieme per la rinascita”, il sindaco Onofrio Maragò riferiva al consiglio comunale.
In quella occasione il capogruppo Salvatore Bulzomì manifestava la propria preoccupazione e, nel puntare l’indice sul “grave ritardo nella realizzazione delle opere di urbanizzazione”, suggeriva una “rivisitazione del progetto attraverso un project financing”.
Dal canto suo il primo cittadino individuava nelle “diverse quote di livello” e nelle edificazioni a “macchia di leopardo” le cause di impedimento alla realizzazione delle opere.

Il tutto però ad oggi è ancora rimasto sulla carta rendendo plausibile l’adagio, mai come in questo caso calzante, che “chi vivrà, vedrà!”.
(Raffaele Lopreiato)