SANT’ONOFRIO:LA TESTIMONIANZA DELLA VEDOVA WELBY A SANT’ONOFRIO, DA PIERGIORGIO AL BIOTESTAMENTO UNA BATTAGLIA LUNGA UNDICI ANNI
Tonino Fortuna
SANT’ONOFRIO
«Restano solo due colazioni. Quello odierno sarà l’ultimo pranzo. Vorrei che questo tempo non passasse mai». Le parole non restano strozzate in gola a Mina Welby che ripercorre con estrema lucidità e senza mai cedere all’emozione, gli ultimi istanti di vita di Piergiorgio, l’uomo che ha amato e accompagnato verso quella che lei definisce, con estrema convinzione, «una morte consapevole».
La conclusione di un’esistenza terrena segnata dalla sofferenza, per mettere fine alla quale non erano bastati «l’appello al presidente del Comitato nazionale di Bioetica», né il ricorso a un Tribunale, per via di un vuoto legislativo.

Mina Welby
Il tema torna d’attualità, a undici anni di distanza dalla morte dell’uomo che per primo “disobbedì” allo Stato italiano, con la collaborazione del suo medico Mario Riccio, e a qualche giorno dall’approvazione da parte del Parlamento della legge sul biotestamento e sui trattamenti di fine vita. Una legge che consente al paziente di rifiutare «l’accanimento terapeutico» e di scegliere come concludere la propria esistenza. La norma che per Mina Welby – ospite ieri pomeriggio dell’associazione “Aboliamo la miseria” di Sant’Onofrio, centro alle porte di Vibo Valentia – costituisce «un salto di qualità» poiché consente ai cittadini «di essere accompagnati dai medici, di ricevere le buone come le cattive notizie, lungi da ogni residuale logica paternalistica per troppi anni predominante».
Il risultato ottenuto: poter scrivere un testamento che consenta alla persona, quando è ancora nelle sue piene facoltà cognitive, di dare disposizioni anticipate sui trattamenti che vorrebbe in caso di grave infermità. «Un modo per rispettare l’articolo 32 della nostra Costituzione – ha sottolineato Mina Welby – contro ogni forma di accanimento terapeutico». E ha puntualizzato: «Mio marito ha deciso da sè. E’ stato lui a dire quando staccare il respiratore».

I relatori on. Bruno Censore, Rocco Ruffa e Mina Welby
Da Welby a Eluana Englaro fino al più recente caso di Dj Fabo i casi di suicidio assistito sono aumentati, fino ad accelerare la norma sul testamento biologico che consente di stabilire «come si vuole essere curati e fino a che punto». Due i risultati conseguiti, secondo i Radicali, ieri riuniti nella sede dell’associazione “Aboliamo la Miseria”, guidata da Giuseppe Candido e Rocco Ruffa: «Consenso informato e disposizione anticipata sui trattamenti».
L’iter è stato lungo e complesso: «C’erano alla Camera ben 16 proposte di legge – ha rammentato Mina Welby presentando “L’ultimo gesto d’amore”, il libro che narra la sua storia con Piergiorgio Welby –. Gradualmente siamo riusciti a coinvolgere alcuni parlamentari fino ad arrivare all’approvazione di una norma condivisa».
Legge di cui è parso convinto anche il parlamentare Bruno Censore che ha sostenuto l’iter parlamentare del provvedimento. «Siamo arrivati con fatica – ha concluso il deputato vibonese – a un risultato non scontato per le innumerevoli resistenze culturali rispetto ad alcune tematiche».