STEFANACONI: LA VISITA DI DON LUIGI CIOTTI “ IL FUOCO CHE HA BRUCIATO LA SCUOLA ORA DEVE INCENDIARE LE COSCIENZE” .
(STEFANACONI) Nel suo instancabile cammino di testimonianza civile contro le mafie don Luigi Ciotti ha fatto tappa, nella giornata di ieri, a Stefanaconi.
L’occasione, l’incontro con gli studenti del locale istituto comprensivo promosso dal sindaco Salvatore Di Sì e dal dirigente scolastico Raffaele Vitale.
E proprio gli studenti, compresa una folta delegazione in rappresentanza degli istituti superiori di Tropea, sono stati gli interlocutori privilegiati di un confronto che ancora una volta ha messo in risalto il grande spessore umano del fondatore di “Libera”, l’“associazione contro le mafie” che ormai da venti anni trasforma in opportunità di crescita e sviluppo dei territori l’utilizzo dei beni confiscati alle cosche.
Don Ciotti, accompagnato dai componenti il coordinamento provinciale di “Libera” con in testa don Peppino Fiorillo, ha colto l’occasione delle domande poste dagli studenti per raccontare pezzi importanti della sua vita.
Un “non personaggio” come egli stesso si definisce nel rifiutare il comodo clichè di “eroe” dei nostri tempi.
“Mi dispiace deludervi ma oggi qui davanti a voi non c’è don Ciotti – esordisce il sacerdote antimafia per antonomasia – ma un uomo con tutte le sue fragilità e debolezze che giorno dopo giorno cammina sui vetri e che da sempre privilegia il dubbio sulle certezze”.
“Diffidate dai navigatori solitari – ha esortato don Luigi – e sentitevi sempre parte integrante di un Noi perché solo insieme, facendo squadra si vincono anche le sfide più dure”.
Certo ognuno deve fare la propria parte ed in tale direzione don Ciotti indica le due stelle polari che hanno orientato la sua vita: “il Vangelo e la Costituzione italiana”.
“La Costituzione in particolare – ha rimarcato – è frutto del sacrifico di milioni di italiani ed è da considerare nei suoi principi fondamentali il primo, vero e autentico testo antimafia posto a fondamento della nostra Repubblica”.
Soffermandosi poi sull’incendio doloso che lo scorso 29 maggio ha gravemente danneggiato la locale scuola elementare, don Ciotti ha fatto proprie le parole di un grande magistrato.
“Antonino Caponnetto – ha ricordato – diceva che le mafie temono più la scuola che la giustizia in quanto l’istruzione taglia l’erba alla cultura dell’omertà e dell’illegalità”.
Da qui l’esortazione ai giovani a “studiare, perchè la conoscenza è la via maestra del cambiamento”.
“Quel fuoco che ha devastato la vostra scuola non deve bruciare anche i vostri sogni, ma deve invece incendiare le vostre coscienze infondendovi ulteriore coraggio, senso di responsabilità e impegno”.
Da un altro grande magistrato, Giovanni Falcone, don Ciotti prende spunto per una disamina dei presupposti necessari ad una credibile lotta alla criminalità.
“Falcone – ricorda – sosteneva che la battaglia contro la mafia si combatte percorrendo i sentieri della legalità e della civiltà. Non si tratta quindi solo di un problema di legalità, perché altrimenti non saremmo ancora qui a lottare dopo oltre due secoli, ma anche e soprattutto di una battaglia di civiltà che vuol dire lavoro per tutti, servizi efficienti, giustizia sociale”.
Toccante si è poi rivelato il momento in cui don Ciotti ha ripercorso le fasi della sua formazione.
Dall’“infanzia povera di figlio di emigranti trapiantato a Torino con la famiglia costretta a vivere nella baracca di un cantiere” alle discriminazioni subite a scuola in ragione del suo status.
E, ancora, l’“incontro a sedici anni in un parco con un barbone, la vocazione sacerdotale e la scelta della strada per dedicarsi agli ultimi, la nascita del Gruppo Abele e successivamente di Libera.
Tappe fondamentali di un percorso nel quale, pur con gli immancabili dubbi e incertezze, don Luigi non si è mai sottratto dall’assunzione delle proprie responsabilità.
“E’ facile prendersela con i politici o con chi ci governa – ha ammonito i giovani – ma prima chiediamoci cosa abbiamo fatto noi per migliorare la nostra comunità”.
Della Calabria, infine, ha citato l’esperienza del padre che “appena quattordicenne scese con il fratello maggiore per fare il manovale a Pizzo e Caulonia”.
“Mio padre – ha concluso don Ciotti – ricordava spesso quell’esperienza e sempre raccontava del calore e della profonda umanità che aveva trovato in questi luoghi”.
“Da questi valori, da queste consapevolezze dovete ripartire per costruire uniti ed in modo solidale il riscatto di questa bellissima terra” il cui nome deriva dal greco e significa “faccio sorgere il bene”.
(Raffaele Lopreiato)